(+39) 0321 331322 info@advm.org

News

L’ADVM membro associato del Forum delle associazioni Sociosanitarie

Il presidente dell’Associazione difendere la Vita con Maria presente sabato scorso 16 novembre al convegno nazionale Salute diseguale Agiamo sulla scia di Francesco.

logo_forumsociosanitario

Di seguito l’intervento di don Maurizio:

Il tema oltre a far emergere il pesante e sconfortante trattamento diseguale del malato in relazione alla sua condizione sociale oltre che al suo livello culturale, ai mezzi personali e alla fortuna (o sfortuna) di risiedere  in un territorio dotato di servizi (divario fra Nord e Mezzogiorno), fa anche esplodere la grave discriminazione della selezione fra il concepito malato e il concepito sano.

 

La salute diseguale nella vita prenatale è pericolosamente esposta al contagio dal ‘virus’ mortale eugenetico. Di recente si è affermato che i bambini down sono a maggior rischio di estinzione di alcune specie animali protette. In Islanda, per rimanere al caso più eclatante, oltre il 99% di questi concepiti viene soppresso nel momento in cui la diagnosi prenatale rivela la variazione cromosomica, ma quote di molto superiori al 60% sono attestate in Paesi come l’Inghilterra, la Spagna, la Norvegia… Molte le cause di questa deriva culturale e antropologica: la paura del dolore, il mito del benessere che impone criteri estetici e attitudinali determinati dal business.

 

La soppressione del concepito attraverso l’interruzione volontaria della gravidanza ha cause anche molto diverse ma il fattore salute del bambino nel grembo e della mamma gestante ha rilevanza altissima. Questo concepito interpella l’intera comunità umana: il papà, la mamma, ogni persona, l’istituzione famiglia e le istituzioni pubbliche affinché il bene della salute possibile accompagni la vita fin dal suo inizio.

 

I bambini non nati non scompaiono, vivono nel Signore e recano immensa consolazione e autostima ai genitori, alle famiglie e alla società se li hanno amati. Viceversa, generano profondi e pericolosi sensi di colpa se non sono stati amati. Questi sensi di colpa presentano due costanti:

           

la prima è relativa alle situazioni contingenti (stress professionale, fatica fisica e mentale, scontri e litigi in famiglia, abuso di fumo, alcol e sostanze), la seconda viene dal profondo: «Questo figlio non lo meritavo» (disordine morale, segrete infedeltà immaginate o praticate, parole e gesti di offesa     ai genitori, aiuti negati, invidie, gelosie, risentimenti).

 

L’interruzione volontaria della gravidanza, invece, ha tre costanti: le prime due gestibili, la terza spesso procura danni irreversibili. La prima di fatto coincide con la rimozione dell’evento dal punto di vista della responsabilità che accompagna la scelta di interrompere una gravidanza, dove gli aspetti contingenti prevalgono (età precoce e troppo avanzata, situazioni familiari precarie oppure di lesione del prestigio, dell’onore, delle attese professionali, concepimenti extraconiugali).

La seconda costante è legata al danno che l’aborto ha provocato nei genitori: il figlio negato che riemerge nei coetanei (i più belli, i più buoni, i più intelligenti) e negli eventi festosi dei traguardi dell’età, degli studi, della professione, dell’affermazione sociale.

La terza costante, ingestibile e a volte causa di gravi ripercussioni sulla salute fisica e psichica, consiste nel danno e nell’irreparabile ingiustizia recata al proprio figlio. Espressioni tipiche sono: «A mio figlio», con ciò che ne consegue; «Anche se mi perdonasse Dio, io non mi posso perdonare».

 

Papa Francesco, col Giubileo straordinario, ci ha esortati a guardare con nuova sollecitudine alle opere di misericordia. Fin dall’inizio del suo cammino, la nostra Associazione opera in questo campo con l’intento di offrire ai bambini non nati l’onore e la pietà attraverso il pio gesto della sepoltura. Accanto a questi piccoli c’è però il mondo di sofferenza dei genitori, mamme e papà, familiari, e anche degli operatori sociali e pastorali che vengono a conoscenza, nell’opera del volontariato, di questo profondo e sommerso dolore.

 

In questi ultimi anni, in sede di stipula delle convenzioni necessarie al seppellimento dei bambini non nati, sempre più è emersa la necessità dell’accompagnamento delle famiglie. Così è sorto il progetto Fede e Terapia. Un numero verde nazionale 800 969 878 per ascoltare nella riservatezza donne e uomini che vivono una genitorialità ferita e per individuare un percorso a sostegno delle persone sofferenti per la morte prenatale d’un figlio, affinché possano adeguatamente elaborare il loro lutto. Si è così predisposta una rete di operatori e un’équipe di professionisti per l’individuazione del miglior percorso terapeutico di chi chiama.

 

CARI AMICI QUESTA E’ LA PREMESSA CHE LASCIO A VOI