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La voce dei Non Nati

Ecco la Newsletter dell’Associazione difendere la vita con Maria

dell’Ottava Assemblea Elettiva a Loreto in apertura al triennio 2020-2023.

Nella foto la campana benedetta da Papa Francesco mercoledì 23 settembre 2020 (foto acistampa.com).

L’ECATOMBE DEGLI INVISIBILI NON PUO’ LASCIARCI INDIFFERENTI

 «Il genocidio abortista è gravissimo

soprattutto perché non è opera di qualche pazzo criminale,

ma di una volontà collettiva consapevole

e proclamata nella legge civile da parte delle nazioni.

È in forza di queste leggi che gli aborti

si sono moltiplicati a dismisura

e le coscienze si sono oscurate».

È uno dei 22 punti con cui don Gabriele Mangiarotti, responsabile dell’Ufficio di Pastorale scolastica e della cultura nella diocesi di San Marino – Montefeltro, ha affrontato il tema dell’interruzione di gravidanza su Avvenire dell’1 settembre. Una disamina profonda che parte da un assunto:

«Il genocidio abortista, per l’immensità dei numeri,

la natura delle vittime, l’efferatezza del loro sterminio,

la sua causa-motivazione-forza ideologica decisiva

e per la sua finalità, è da considerare oggettivamente

e di gran lunga il fatto

più grave di tutta la storia dell’umanità».

Parole che riecheggiano quelle che pronunciò il cardinal Angelo Bagnasco, allora presidente della Conferenza episcopale italiana, nella prolusione al Consiglio permanente (Roma, 21 marzo 2010): «Da qualche tempo, nella mentalità di persone che si ritengono per lo più evolute, si è insediato un singolare ribaltamento di prospettive nei riguardi di situazioni e segmenti di vita poco appariscenti, quasi che l’esistenza dei già garantiti, di chi dispone di strumenti per la propria salvaguardia, valga di più della vita degli “invisibili”.

Come non capire che si consuma qui

un delitto incommensurabile,

e che lo si può fare solo in forza

di una tacita convenzione culturale

che è abbastanza prossima alla ipocrisia? […]

E all’orizzonte nulla si muove che possa lasciar

intravedere un qualsiasi contenimento di questa ecatombe progressiva,

se si tiene conto che l’aborto

ha ormai perso l’immagine di una pratica eccezionale e dolorosa,

compiuta per motivi gravi di salute della madre o del piccolo,

per diventare un metodo “normale” di controllo delle nascite».

In quell’occasione il cardinal Bagnasco, oltre a stigmatizzare l’orrore dell’interruzione di gravidanza, era stato profetico: «Intanto già è in incubazione un’ulteriore silente rivoluzione, compiuta grazie alla diffusione di nuovi metodi abortivi sempre più precoci che – variando la composizione chimica, a seconda della distanza di assunzione dal concepimento – hanno come effetto quello di far scomparire” l’aborto, agendo nel dubbio di una gravidanza in atto che la donna sarà così in grado di coprire meglio, rispetto agli altri ma rispetto anche a sé stessa».

È la pillola Ru486 che proprio in queste settimane il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha inteso rendere ancora più “facile” eliminando il ricovero obbligatorio e consentendo quindi una pratica che di fatto privatizza ciò che è sempre stato considerato un evento pubblico, ovvero la nascita e la morte di un individuo. E che il concepito sia tale lo insegna la Chiesa e lo ripete la scienza: tant’è che il genocidio in atto sta avendo conseguenze drammatiche sul piano demografico. «E così – ricordava il cardinal Bagnasco – la “rivoluzione” iniziata negli anni Settanta per sottrarre l’aborto alla clandestinità, al pericolo per la salute delle donne, al loro isolamento sociale, si chiude tornando esattamente là dove era cominciata, con il risultato finora acquisito dell’invisibilità sociale della pratica, preludio di quella invisibilità etica che è disconoscimento che ogni essere è per sé stesso, fin dall’inizio della sua avventura umana».

Fin dal suo sorgere Advm ha avuto ben presente questa dimensione:

ogni aborto produce un cadavere

e le spoglie di questo bambino non nato

vanno onorate come quelle di ogni altra persona.

E sempre più ci rendiamo conto di quanto questa pratica sia cogente rispetto a una mentalità che tende invece a ridurre il concepito a un grumo di cellule, un non-essere di cui la donna dovrebbe poter disporre. Il seppellimento infatti mette con le spalle al muro coloro che negano dignità umana all’embrione: lo abbiamo constatato a Civitavecchia, dove la nostra convenzione con l’azienda sanitaria locale è stata annullata a causa delle proteste di gruppi femministi e radicali, e lo constatiamo più di recente a Marsala, dove l’istituzione d’un registro dei bambini mai nati ha fatto insorgere analoghe formazioni.

«È spaventosa – afferma ancora don Mangiarotti

– l’ipocrisia dei cattolici pro choice, 

che affermano che Dio ha lasciato liberi gli uomini

di compiere il male e non vuole che siano costretti

con la forza delle leggi civili a compiere il bene.

Costoro vogliono perciò che ci sia per tutti la libertà di uccidere i nascituri,

ma non quella di uccidere loro stessi,

di rubare i loro soldi, di rapire i loro figli o di violentare le loro donne.

Il silenzio del mondo cattolico

 procura un danno immenso ai fedeli e al mondo laico:

ai fedeli perché perdono la coscienza della verità

e della loro missione nella società,

al mondo laico perché senza l’aiuto della Chiesa

non può uscire dalla morsa della menzogna e della morte».

La Chiesa però non è rimasta silente: l’Evangelium vitae di Giovanni Paolo II ci richiama, come fedeli e come uomini di buona volontà, a far

«crollare i muri di inganni e di menzogne,

che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle

la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita».

Si tratta di un’emergenza educativa che non può essere rimandata, che richiede il nostro impegno qui e ora perché, come ebbe a dire il cardinal Elio Sgreccia:

il tempo opportuno è adesso.

don Maurizio Gagliardini